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Ultimo aggiornamento:

20 novembre 2017

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XE TRIESTIN... MIGA MONADE!

[…]Il dialetto è un modo d'esprimersi vivo e come tale soggetto all'evoluzione: pretendere di metterlo sotto spirito, di imbalsamarlo in una forma fissa e statica, significherebbe ucciderlo.[…] Prof. Alanz

Stemma di Trieste
Stemma di Trieste

 

 

Il dialetto triestino (nome nativo triestin [trie'stiŋ]) è un dialetto della lingua veneta parlato nella città di Trieste. Nei comuni limitrofi del Carso di lingua slovena è usato come lingua veicolare. Il dialetto veneto di Gorizia è considerato un’irradiazione del triestino piuttosto che del dialetto bisiaco, (parlato nella Bisiacaria, ovvero nel territorio di Monfalcone [GO]. Al suo interno, per la storia complessa e stratificata di queste zone, troviamo influenze della lingua friulana, della lingua slovena, della lingua tedesca e di altre lingue e parlate locali, nonché diversi antichi termini di origine greca e francese) anche se questo è geograficamente più vicino.

Abbondantemente parlato anche nei pubblici esercizi e nelle pubbliche amministrazioni, può risultare semplice per gli autoctoni, ma per tutti gli altri è un vero rompicapo. Tanto per cominciare perché i triestini parlano molto velocemente, poi perchè c’è un continuo intercalare di espressioni “foreste” (straniere) dovute al retaggio multiculturale della città. Parlare un “buon” triestino è difficile, leggerlo è arduo (bisogna passare dalla parola scritta al suono), ma scriverlo è epico!

 

Fonologicamente il triestino presenta cinque vocali distintive: [i], [e], [a], [o], [u]. A livello fonetico il grado di apertura delle vocali medie può variare, senza che ciò abbia un valore, dal punto di vista fonologico, distintivo.

Le consonanti fonologiche sono:

  • le occlusive (vengono generate mediante il blocco completo del flusso d'aria a livello della bocca, della faringe o della glottide e il rilascio rapido di questo blocco) [b], [p], [d], [t], [g], [k]
  • ʃ], [ts], [dz]
  • le fricative (il fono viene prodotto mediante un restringimento tra alcuni organi nella cavità orale, che si avvicinano senza tuttavia chiudersi completamente come nelle occlusive: l'aria continua a fuoriuscire, passando attraverso la stretta fessura formatasi e provocando in tal modo un rumore di frizione. Si noti che una consonante fricativa, per sua stessa natura, è una consonante continua, nel senso che può essere prolungabile a piacere, a differenza per esempio delle consonanti occlusive) [z], [s], [v], [f], [x]
  • le nasali (è una consonante che, dal punto di vista del modo di articolazione, è caratterizzata da una risonanza che si realizza quando il canale orale viene ostruito, mentre il velo palatino rimane abbassato, in posizione di riposo, permettendo il deflusso dell'aria proveniente dai polmoni dalle fosse nasali) [m], [n], [ɲ]
  • la laterale (la consonante viene prodotta mediante una parziale occlusione del canale orale -la bocca-, provocata dalla lingua che ne ostruisce la parte centrale lasciando spazio solo ai lati: l'aria proveniente dai polmoni è dunque costretta a defluire sui due lati, o su uno solo) [l]
  • la vibrante (la consonante viene prodotta mediante una debole occlusione intermittente del canale orale, la quale si interrompe e ripristina velocemente più volte, creando un ciclo occlusione + esplosione nel quale l'aria che proviene dai polmoni è prima costretta e poi bruscamente rilasciata producendo un suono vibrato) [r]

A livello fonetico vanno aggiunti la nasale velare (che si ha per assimilazione davanti a consonante velare) e la laterale approssimante palatalizzata (che è un allofono della laterale alveolare).

Il triestino non ha consonanti geminate (doppie). La grafia “ss” non indica una consonante geminata ma la fricativa alveolare sorda (priva di vibrazioni) in posizione intervocalica.

Il triestino è un dialetto venetomorfo, quindi assimilabile alla lingua veneta, ma con proprie peculiarità e si scrive con l’alfabeto latino. La grafia del triestino non è stata standardizzata o fissata normativamente. Le recenti proposte di standardizzazione ortografica delle lingua veneta non sono state recepite per il triestino, per il quale il modello ortografico di riferimento rimane quello dell’italiano. Da quest’ultimo, tuttavia, il triestino si discosta per alcuni aspetti:

  • la lettera x viene usata per indicare la fricativa alveolare sonora (con vibrazione delle corde vocali) in posizione intervocalica o iniziale di parola, come nella parola el xe (egli è).
  • Il nesso s’c indica la successione della fricativa alveolare sorda e della affricata palatoalveolare sorda, come nelle parole s'cioca (schiocco), s'cenza (scheggia), s'cinca (biglia).
  • Non si usano i digrammi gl e sc dell’italiano, in quanto non esistono i suoni corrispondenti (anche se tendono a comparire nei prestiti lessicali più recenti dall’italiano).

 


 

[Fonte: Wikipedia, The Fabo's Blog Trieste]